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A cura di
Takiko-chan
Tradurre e proporvi
un manga come “Asaki Yumemishi” di Waki Yamato, senza aggiungere una piccola
parentesi culturale, credo sia oltre che un peccato, un vero e proprio sacrilegio.
Per scrivere questo
capolavoro della storia dei manga, Waki yamato prende spunto dal “Genji
monogatari”, libro scritto nell’epoca Heian (IX – XII secolo) dalla dama di
corte Murasaki Shikibu.
La storia ricalca
fedelmente la trama del romanzo e la grande abilità di questa eccezionale
mangaka è stata proprio quella di riuscire a riproporre in versione fumettistica
questo capolavoro della letteratura giapponese.
IL PERIODO HEIAN
– LETTERATURA, CULTURA, LINGUA
Il periodo Heian è
forse uno dei periodi più splendidi della cultura giapponese, soprattutto dal
punto di vista della cultura e della letteratura.Fondamentale in
questo periodo è il ruolo sempre di più importante della lingua giapponese. Se
inizialmente la lingua colta del paese era considerata il cinese, anche il
giapponese acquista maggiore prestigio, e inizia ad essere utilizzato soprattutto nelle
poesie, in quanto visto più informale (quindi più utile per descrivere i
sentimenti) rispetto al cinese. Inizialmente i
testi scritti in giapponese erano unicamente in kana
. Per spiegare il motivo di ciò bisogna introdurre il tema della figura
femminile in questo periodo. Le donne nell’epoca
Heian non avevano alcun ruolo nella vita politica e di conseguenza non potevano
nemmeno imparare il cinese (la lingua considerata “colta”).
Ne conseguì che
esse dovettero creare un loro metodo di scrittura per poter annotare pensieri e
impressioni. Anche se non veniva
insegnato loro il cinese, erano però addestrate alla calligrafia come pura forma
d’arte. Da qui nasce quella semplificazione di alcuni caratteri cinesi che danno
origine all’alfabeto degli hiragana, chiamato anche “onnade” (onna=
donna, de= mano), per evidenziare come questa tecnica di scrittura fosse
inizialmente femminile.
Proprio in questo
periodo infatti fiorirono un gran numero di diari e annotazioni private di dame
di compagnia, scritti ovviamente in hiragana.
Le dame di
compagnia non devono essere viste come delle specie di concubine (anche se poi
alcune finivano anche per diventarlo). Esse erano donne della bassa o media
borghesia che prestavano servizio all’interno della corte per la famiglia
imperiale (Kiritsubo, la madre di Genji ne è un esempio). Tra questa
vastissima produzione, spicca su tutti il “Genji monogatari” di Murasaki Shikibu.
GENJI MONOGATARI
Murasaki Shikibu
scrive questo libro diviso in 54 volumi nel XI secolo.
Di lei si sa ben
poco. Persino il nome non è che uno pseudonimo. Murasaki non è altro che il nome
della protagonista del Genji, e Shikibu è riferito al mestiere di suo padre.
Nemmeno possiamo datare con sicurezza la sua nascita, avvenuta probabilmente
all’incirca nel 973. Il suo più grande
merito è quello di aver scritto uno dei capolavori della letteratura giapponese. Al centro di questo
romanzo vi è la vita di Hikaru Genji (Genji lo splendente), figlio
dell’imperatore e di una dama di corte, famoso per la sua bellezza e la suo
spirito brillante. Egli non è una figura storica veramente vissuta, semmai è un
compendio di quello che un perfetto cortigiano del tempo doveva essere. Il
lettore vede Genji dare dimostrazioni della sua incredibile bravura nella
musica, nella poesia e in qualunque altra arte conosciuta. La maggior parte
del libro racconta in particolare le avventure galanti dell’uomo, che dimostra
più volte di avere un certo debole per il sesso femminile. Centrale è la sua
storia con Murasaki, donna dalla personalità forte (tanto da diventare la vera
protagonista tra decine di personaggi femminili), che diventerà la sua compagna.
Lungi dal parlare
di vicende politiche, il libro si sofferma di più sulla vita di tutti i giorni,
descrivendo come i cortigiani amavano passare il tempo.
Ne traiamo quindi un importante spaccato di vita quotidiana in cui ogni
avvenimento è descritto con cura e attenzione. Grande importanza
ha poi la sfera sentimentale. La psicologia dei personaggi è sempre un fulcro
fondamentale del libro, tanto che il lettore per forza di cose è portato a
sentirsi vicino ai personaggi. E sono proprio i
personaggi il punto forte di questo romanzo. Nonostante l’altissimo numero di
figure che compaiono, ognuna di esse ha una propria storia, un proprio
back-ground e una propria personalità che rimane sempre coerente. Per approfondire:hogaku.it
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